giovedì 26 marzo 2009

I TELAI D’ORO DI PEPPINO DRALI

DRALI raccontato dal suo amico e srittore Giampaolo Rossetti

Se la bicicletta non è nata con il Drali, il Drali è sicuramente nato con la bicicletta; Figlio d’arte, il padre Carlo era un insigne telaista degli anni trenta.
Lavorava e li costruiva nel reparto corse della gloriosa Bianchi, assunto per la sua abilità dal fondatore Edoardo Bianchi in persona.
Sono stati suoi gli ultimi telai usati dal primo campionissimo, ormai quarantenne, Costante Girardengo, e sono stati suoi i primi telai usati dall’altro campionissimo: il sommo e inarrivabile Fausto Coppi.
Il figlio, Giuseppe Drali detto Peppino, ha ereditato dal padre l’arte di costruire telai leggeri, eterei come le ali di una farfalla; incanti di ruote, frinire di pignoni, geometrie ardite e finiture eleganti; non per niente le sue creature sono sempre state accostate a dei violini.
Artigiano dalle mani d’oro, ora viaggia verso gli ottantuno con passo fermo e con la passione per il suo lavoro intatta, consapevole di essere l’ultimo depositario dei segreti che fanno di un complesso meccanico qualcosa di aereo, che poi verrà chiamata bicicletta.
Quante vittorie portano la mano di Peppino Drali, quanti campioni le hanno cercate, avute, usate, quanti ragazzi le hanno sognate.
Quanta passione nell’assemblarle, limarle, saldarle; quanta attenzione nel lucidare quei tubi che alla fine risulteranno il centro di un qualcosa di elegante, solido, agile e vincente.
Chi ha posseduto una Drali lo sa e non lo dimentica; Per Giuseppe Drali ogni bicicletta è una sfida, un mondo a sé; mai pensare che le biciclette del Peppino siano uguali una all’altra, mai fare questo errore, esse sono il frutto di una esperienza, di una passione, di un estro creativo, di una vena di lucida follia che le porta ad essere uniche.
La cura maniacale dei particolari le differenziano e le rendono veri e propri numeri unici.
Da sempre Peppino assembla unendo i tubi con giunzioni lavorate a mano, tipici sono i quattro assi che formano il logo delle “ pocherissime “ termine mutuato dagli anni cinquanta, quando la gloriosa Bianchi inalberava con il suo più grande portacolori ben cinque maglie, una più prestigiosa dell’altra: la maglia tricolore; la maglia rosa; la maglia gialla; la maglia iridata della strada; la maglia iridata della pista.
E Peppino al reparto corse dove aveva sostituito il padre, sempre intento a congegnare geometrie e linee sempre più ardite e slanciate.
Nelle tantissime vittorie che hanno reso celebre la casa biancoceleste in tutto il mondo, un po’ di merito va attribuito al modesto quanto bravo “ pepp “ da sempre legato dal cordone ombelicale, fatto di reciproca fiducia, con la casa di viale Abbruzzi.

Pensate che quando la Bianchi chiuse la attività sportiva e sciolse il reparto corse, diede l’incarico
- fatto assolutamente unico – a Peppino Drali di sostituirsi al reparto stesso e approntare, per chi le voleva, le specialissime su misura Bianchi, con aggiunto – Elaborata Drali _ e questo la dice lunga sulla fiducia che una grande marca di livello internazionale riponeva nelle mani d’oro del “ pepp “.

Ora gli anni passano velocemente per tutti e forse il ritmo di lavoro si è un poco allentato, oggi per assemblare un telaio della serie “ pocherissima “ non si deve avere fretta, ci vogliono dei giorni in più, ma il risultato è sempre uno e uno soltanto: un oggetto perfetto: e l’ultimo è sempre il più bello.
Una chicca sono le iniziali del proprietario incise a mano su una delle congiunzioni, così come Peppino Drali a suo tempo faceva sulle biciclette di Fausto Coppi; perché è nella filosofia di vita di questo maestro di volersi sempre superare, sperimentare e coniugare l’esperienza del passato con i materiali e la tecnologia di oggi, e questo è il segreto che ha reso le specialissime di Giuseppe Drali detto Peppino così ricercate.
La tradizione con la innovazione; uno sguardo al passato e uno al futuro, poi quando si ritira il prodotto e lo si vede slanciato, etereo come un sogno ma solido come la realtà; quando con perizia si fanno cantare il cambio e i pignoni, si fanno sibilare le ruote centrate alla perfezione, allora ci si rende conto che valeva la pena aspettare qualche giorno in più per godere della gioia di possedere una “ pocherissima “
Drali ha un sorriso aperto e cordiale come solo i fanciulli e i semplici di cuore sanno avere; il suo italiano è un poco approssimativo al quale succede sempre la calda parlata milanese, forse meno elegante ma più franca e diretta; il sentirlo dire: <> allora e solo allora ti rendi conto di non avere tra le mani un oggetto qualsiasi, ma qualcosa di più delicato, unico, personale e anche un po’ magico:
Capisci che in quella bicicletta vi è anche un poco di quel personaggio unico nel suo genere, che in un mondo così disumanizzato ti riconcilia con la vita.

Giampaolo Rossetti

grazie un grazie a Davide per le splendide foto
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